Più a misura di bici (e pedoni): intervista ad Arianna Censi

È questo l'obiettivo del comune di Milano, secondo le parole dell'assessora alla mobilità Arianna Censi. Che, oltre agli interventi attuabili dal punto di vista urbano, auspica a un cambiamento culturale in cui le auto non sono più le uniche padrone della strada

Ancora oggi, la conta delle tragedie che ha coinvolto bici e pedoni all’interno della città di Milano non sembra vedere battute d’arresto. Tra le cause, forse, le strade ancora in fase evolutiva, dove le ciclabili sono sì sviluppate ma ancora parziali; forse lo zoccolo duro degli automobilisti – sempre di fretta, spesso a velocità non consentite, di frequente senza rispettare la segnaletica stradale – che non vuole cedere il passo a chi vive una mobilità più distesa, anche sostenibile se si vuole. Forse, soprattutto, i mezzi pesanti che circolano per un centro città fortemente storico, che si snoda su vie e viottole estremamente strette e con spazio di manovra risicato. Per una città che aspira al cosmopolitismo come Milano, l’auspicio è quello di una regolamentazione per una sana convivenza tra i frequentatori della strada (pur tenendo conto di cantieri e lavori), altrimenti l’ingresso e la circolazione di autobetoniere e camion non essenziali entro il ciottolato dei Bastioni resta solo anacronistico oltre che un pericolo reale per gli utenti deboli. Se il capoluogo lombardo vuole che lo si guardi come una città del nord Europa, deve trovare il modo di sbarazzarsi di quante più quattro ruote possibili. Di più: deve saper garantire una transizione serena verso una città a prova di bici e pedoni. Ne abbiamo parlato con l’assessora alla Mobilità Arianna Censi.

L'intervista

Arianna Censi, assessora alla Mobilità comune di Milano

Arianna Censi

Alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, Milano sta mettendo in atto dei progetti concreti per mettere più in sicurezza nel breve termine pedoni, ciclisti e altri utenti della mobilità leggera e in generale per migliorare la mobilità cittadina?
Stiamo facendo un grande lavoro per la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni: per primi in Italia abbiamo introdotto l’obbligo di sensore per l’angolo cieco. Di fatto, la norma europea ne prevede l’obbligo per tutti i mezzi pesanti di nuova omologazione già dal 2022 e dal 2024 tutti quelli di nuova immatricolazione. Noi abbiamo deciso di anticipare questa norma, associandola ad Area B e al complesso sistema di registrazione dei veicoli circolanti. In questo modo siamo riusciti ad approvare una delibera che stabilisce, a partire dal 1° ottobre 2023, che i mezzi pesanti potranno circolare in Area B solo se dotati di questi sistemi. E per loro, ma anche per i furgoni un po’ più piccoli, è obbligatorio anche l’adesivo per la segnalazione della presenza dell’angolo cieco.

Ci saranno interventi strutturali sulle ciclabili, specialmente quelle già in uso, per evitare che gli automobilisti le utilizzino come parcheggi e corsie di sorpasso come spesso e purtroppo accade?
Io penso che per prima cosa serva un grande cambio culturale. Perché le sanzioni possono essere un deterrente, ma è necessario che il rispetto delle regole sia condiviso, perché le auto non sono le uniche a utilizzare la strada. Certo, ci sono anche degli strumenti utili per rendere più visibili le bici. Tra questi l’utilizzo delle cosiddette case avanzate agli incroci (uno spazio riservato alle bici posto davanti alla linea di arresto dei veicoli a motore, ndr). Si possono vedere ad esempio in Corso Buenos Aires e sono strumenti molto utili per la sicurezza. Innanzitutto, proprio il loro posizionamento rende più visibili i ciclisti e maggiormente agevoli le manovre di svolta a sinistra delle biciclette agli incroci. Sono convinta che rendere sempre più evidente la presenza delle ciclabili, anche attraverso un colore diverso, possa portare a una maggiore consapevolezza. E quando non basta e laddove sia possibile, interverremo anche con l’installazione di cordoli.

Sono previste delle strette sugli automobilisti? Di recente il Corriere della Sera ha riportato che l’Area B conta in media 600 mila ingressi al giorno. È utopistico pensare a un allargamento dell’Area C a tutto il comune, sull’esempio di città come Londra?
Al momento questo tema non è all’ordine del giorno, ma stiamo lavorando per inibire al traffico privato, esclusi i residenti, l’area del cosiddetto Quadrilatero della Moda. Il provvedimento andrà in giunta una volta definito nei dettagli, ma ci vuole ancora un po’ di tempo. Attualmente è in corso la definizione degli studi progettuali. L’assessorato sta lavorando alla definizione delle regole e all’individuazione precisa dei varchi e di dove installare le telecamere. Allo stesso tempo sono in corso riunioni per definire gli accordi con i commercianti dell’area e con le autorimesse o eventuali altri tipi di autorizzazioni straordinarie. Contiamo che possa essere attivato nei primi sei mesi dell’anno prossimo.

A fronte delle recenti manifestazioni, vuole mandare un messaggio ai ciclisti milanesi?
Stiamo lavorando per la loro sicurezza e continueremo a farlo. Abbiamo in programma di realizzare nuove piste ciclabili e di intervenire su incroci per renderli sempre più sicuri sia per loro che per i pedoni.

Di Benedetta Bruni

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